Francesca Infantino
Francesca Infantino, Brand designer e Creative Director di Pangramma, vive a Torino.
Francesca è una professionista versatile, che unisce il suo ruolo di direttore creativo da Pangramma alla progettazione di brand per clienti privati e no profit. Attualmente si concentra sul rinnovamento dell’identità di una cooperativa e sulla nuova forma che assumerà Pangramma quando si sposterà nel nuovo studio. Tra le sue aspirazioni c’è la ricerca di un equilibrio tra sicurezza decisionale e creatività istintiva, al cuore del suo portfolio ci sono leggerezza, colore e vitalità. Le sue influenze principali sono Bruno Munari e sua figlia Matilda, che le offre una prospettiva fresca e nuova sul mondo.
LUCIA: CIAO FRANCESCA, GRAZIE PER LA TUA DISPONIBILITÀ. COME STAI OGGI?
FRANCESCA: Ciao Lucia, grazie a te! Sono un po’ stanca, ma tutto sommato abbastanza bene.
L: COME DEFINIRESTI LA TUA PROFESSIONE?
F: Il mio mestiere spazia tra essere il direttore creativo di Pangramma e la brand designer per clienti privati e no profit.
L: A CHE COSA STAI LAVORANDO IN QUESTO MOMENTO?
F: In questo momento seguo parallelamente più progetti. Quelli che mi accompagneranno per più tempo durante quest’anno sono Panacea, un cooperativa sociale con un forte bisogno di rebranding, e la nostra nuova sede. Mi sto impegnando a pensare gli interni insieme a un architetto, e anche a progettare la forma nuova (o rivisitata) che avrà Pangramma. Sia in termini di proposte sul territorio, che di attività per la community e anche riguardo a un’offerta commerciale rinnovata.
L: PUOI DESCRIVERE COME AVVIENE E QUALI SONO I RAGIONAMENTI DIETRO LA PROGETTAZIONE DI UNA “NUOVA FORMA”?
F: Innanzitutto, bisogna capire se la “nuova forma” è un’esigenza reale. È molto difficile guardare le cose da dentro: il rischio è di non essere oggettivi, la percezione di un proprio progetto è molto personale. Può capitare che la voglia di cambiare arrivi per pura noia. Ad esempio, a volte i clienti vogliono cambiare il logo, quando magari basta un semplice restyling e un’implementazione del sistema grafico. Altre volte desiderano cambiare i colori perché si sono stufati di pubblicare sempre con la stessa palette, senza considerare che, invece, l’utente medio è molto distratto, e ha bisogno di coerenza nel tempo.
Un ottimo restyling dovrebbe quindi avvenire quando qualcosa è davvero cambiato e quando la volontà è semplicemente di rendere un brand più contemporaneo: non che segua le mode del momento, ma piuttosto che miri a diventare la sua versione più autentica e proiettata al futuro prossimo.
Nel caso specifico di Pangramma, penso abbia maturato sufficienti anni da meritarsi uno spazio ad hoc, più maturo e personalizzato. Credo anche che sarà divertente metterla in dialogo con il territorio, ci sposteremo in un quartiere operaio di Torino, vibrante ma anche un po’ underdog. Sono sicura che sarà un luogo che ci darà un sacco di spunti interessanti e di soddisfazioni.
Penso che abbia senso perseguire la strada del cambiamento quando realmente si sente la necessità di cambiare. Quando, cioè, qualcosa di sostanziale è davvero cambiato: le intenzioni, la maturità, il tipo di servizio, i prezzi, ecc.
L: COME DESCRIVERESTI LA TUA “FILOSOFIA”?
F: È una filosofia popolare: mi piace rendere i messaggi più pop, così che arrivino a più persone. Mi piace pensare che concetti più “alti” e intellettuali possano arrivare anche a una persona al fuori della nicchia che viene più spesso a contatto con questi concetti, una persona che inizia a incuriosirsi, e che piano piano amplia il proprio panorama. Vivere in città può essere difficile, annichilente, però una grafica pop può catturare l’attenzione, aiutare, ad esempio, a prendere coraggio, ad andare a vedere uno spettacolo teatrale, anche se è la prima volta, a scegliere un buon libro, a scegliere alternative sostenibili, a spendere di più in cambio di un prodotto fatto meglio, più duraturo. Il filtro sulla qualità di questi messaggi è a monte: lavoro solo per progetti che aspirano ad avere un impatto positivo sul mondo. Ci tengo a specificare che popolare non vuol dire dozzinale. Sono convinta che un buon design faccia sempre la differenza, e che anche un occhio inesperto possa percepire se qualcosa è stato progettato con approssimazione. Il buon design è la base per qualunque stile, anche quello pop.
L: C’È QUALCOSA CHE AVRESTI VOLUTO SAPERE SUL LAVORO DA FREELANCE QUANDO HAI INIZIATO?
F: Niente di particolare, non ho avuto spiacevoli sorprese. Prima di aprire la mia partita IVA ho avuto una società, e prima ancora avevo lavorato in agenzia, quindi ero abbastanza preparata su tutto quello che la professione richiede. In generale, prima di prendere una scelta sono una persona che studia molto bene tutti gli scenari, forse anche troppo.
L: COSA PREFERISCI DEL LAVORO DA FREELANCE?
F: La possibilità di lavorare con una vasta gamma di clienti e di colleghi, che permette di spaziare e di avvicinarmi a quelli più affini.
Credo molto nel lavoro di squadra, nel contatto umano e nel confronto con i professionisti più bravi di me, per crescere a livello professionale, ma anche personale.
Voglio conoscermi sempre meglio, e questo lo posso fare soltanto attraverso il confronto con l’altro. Sono convinta che una buona persona, centrata ed equilibrata, può essere anche un buon professionista, e non viceversa: un buon professionista non per forza coincide con una persona buona e centrata.
L: PARLACI DEL PROGETTO DI CUI VAI PIÙ FIERA E CHE HA AVUTO UNA GRANDE INFLUENZA SULLA TUA CARRIERA.
F: Direi Pangramma stesso nella sua versione recente (per modo di dire: sono passati già 10 anni!). All’epoca, il progetto Pangramma ideato da me e Angelo era molto intraprendente. A Torino non esisteva nulla del genere: così colorato, accogliente, informale e allo stesso tempo professionale e incredibilmente stimolante. Abbiamo avuto il coraggio di guardarci in faccia e dirci: io voglio costruire un posto così. Un luogo dove sentirsi bene e lavorare bene, dove potersi prendere anche un po’ meno sul serio. Insomma, un posto dove al centro c’è il benessere umano. Questo progetto e questo coraggio mi hanno permesso di individuare e mettere a fuoco la mia personalità, i miei valori e la mia visione. È il tipo di progetto che auguro a tutti.
L: SE PENSI ALL’EVOLUZIONE DELLA TUA CARRIERA, A QUALI PROGETTI E A QUALE FUTURO ASPIRI?
F: Qualunque cosa progettata da Paula Scher, ma soprattutto il modo in cui lo fa: vorrei trovare l’equilibrio perfetto per dosare quantità e intensità nel momento in cui progetto. Per adesso, spesso esce ancora il mio lato siciliano. Tendo ad abbondare, a eccedere nella “lavorazione”. È un po’ come con la pasta frolla: va impastata il meno possibile, se si insiste troppo, fa uscire il tanto burro presente e la preparazione si rovina. Vorrei evolvere aumentando la mia sicurezza e capacità di discernimento, per imparare quando fermarmi al punto giusto, alla prima intuizione valida, quella che so già che funzionerà.
L: QUALI SONO LE TUE INFLUENZE PIÙ RILEVANTI?
F: Bruno Munari sicuramente, credo fortemente nel design esattamente come lo intendeva lui: un design che apre le porte, gioioso e creativo, luminoso e colorato.
Se penso a qualcuno di più recente, invece, sicuramente la mia più grande influenza è la mia bimba di due anni, Matilda. Grazie a lei ho la fortuna di vedere il mondo con una prospettiva fresca, di notare dettagli insoliti e di riscoprire il gusto del gioco e dell’improvvisazione, che fino ad ora non sono stati propriamente il mio forte. “Colorare” con lei è estremamente divertente e stimolante. E non vedo l’ora di accompagnarla in qualche laboratorio Mille modi, organizzati da Paola Cappelletti.
L: QUALI SONO PROGETTI A CUI PREFERISCI LAVORARE?
F: Tutti i progetti nella parte iniziale: mi faccio coinvolgere totalmente quando l’argomento è fresco e il brief è coinvolgente. Sono coinvolta già in fase di preventivo (lo so, è brutto citarlo, ma i progetti partono solo a budget approvato), perché sto iniziando a progettare, a mettere in piedi una strategia. Riesco a dare il mio meglio nella fase iniziale perché sono curiosa, mi piace entrare nell’argomento, fare molte domande, individuare subito le criticità. Ormai sono 15 anni che faccio questo lavoro e so che la prima intuizione arriva in questa fase, e di solito è la migliore.
L: SE IL TUO PORTFOLIO FOSSE UNA STORIA, CHE STORIA SAREBBE?
F:Se il mio portfolio fosse una storia, sarebbe ambientata in un mondo leggero e colorato, tendenzialmente rotondo. I suoi abitanti sono leggiadri e invece di camminare saltano e danzano. I colori sono saturi, c’è sempre il sole, l’aria è delicata e sa di mare.
L: COSA TI APPASSIONA AL DI FUORI DEL TUO LAVORO? E COME PENSI CHE INFLUENZI LA TUA CREATIVITÀ?
F: Grazie per la domanda, mi ricorda che dovrei dedicarci più tempo. Mi piace cucinare, danzare e cucire. Sicuramente sono tutte attività che influenzano la mia creatività, ma come credo qualunque cosa. L’ambiente stesso in cui viviamo è impregnato di stimoli: che sia a casa, per strada, o in qualsiasi luogo, la predisposizione a ricevere gli stimoli è la cosa più importante. Inevitabilmente, in questo momento il mio tempo libero è condizionato dai bisogni di Mati. L’esercizio costante che trovo molto utile è quello di essere sempre presente, a me stessa e a lei.
L: QUALCHE CONSIGLIO CHE VORRESTI CONDIVIDERE RIGUARDO A DESIGNER DA SEGUIRE, PODCAST, MAGAZINE, LIBRI, FILM, ECC.?
F: Il podcast puntino è una bomba, se ancora non l’hai ascoltato, rimedia subito. Abstract su Netflix è un ottimo contenuto divulgativo sul mondo del design. Sarebbe bello lo vedessero anche i clienti, aiuta a comprendere meglio cosa c’è dietro il nostro mestiere. Per ultimo, consiglio su YouTube “BRUNO MUNARI — Lezioni di Design @ Venezia 1992”, per rivivere una lezione universitaria coinvolgente e appassionante (certo, se si ama il design, altrimenti non è proprio puro intrattenimento).
L: GRAZIE DI CUORE. UN’ULTIMA DOMANDA, DI CHI TI PIACEREBBE LEGGERE NEL PROSSIMO ARTICOLO?
F: Figurati, grazie a te, è stato molto bello. Vorrei leggere un’intervista su Paola Cappelletti.
Se il mio portfolio fosse una storia, sarebbe ambientata in un mondo leggero e colorato, tendenzialmente rotondo.
Se vuoi rimanere aggiornatə sulle prossime interviste, seguici su Instagram (e/o iscriviti alla nostra Newsletter)
Se vuoi scoprire altri nostri progetti puoi curiosare sul Behance di Pangramma oppure nella pagina servizi.
Leggi anche