designer

Gabriele Glisoni

Gabriele Glisoni, è un graphic
designer che vive a Torino.

Al centro della sua visione ci sono autenticità e indipendenza, risorse preziose che lo aiutano a selezionare i progetti che riflettono i suoi valori. La sua passione emerge quando ci racconta dell’etichetta che ha realizzato per BUGIN di Mauro Schiavo, un gin ideale per essere abbinato a piatti culinari.
Gabriele ci offre uno sguardo approfondito sul suo mondo: dalle influenze, alle quali cerca di non legarsi troppo per abbracciare il suo stile personale, all’importanza dello “spazio bianco”, dentro il quale trova l’ispirazione.

LUCIA: CIAO GABRIELE, GRAZIE PER LA TUA DISPONIBILITÀ. COME VA?
GABRIELE: Ciao Lucia, grazie a te. Sto molto bene, mi sento pieno di energie, ultimamente mi sto occupando di diversi lavori. Quello a cui mi dedico più volentieri è la costruzione della mia brand identity e del mio sito web personale, che spero sarà pronto a breve.

L: QUAL È LA COSA CHE PREFERISCI DEL LAVORO DA FREELANCE? E QUAL È INVECE UNA COSA CHE AVRESTI VOLUTO SAPERE ALL’INIZIO DELLA TUA CARRIERA? 
G: L’indipendenza è sicuramente il mio aspetto preferito. Per me è fondamentale poter trovare i miei clienti, scegliere di lavorare con quelli che rispecchiano i miei valori e non dover dipendere da nessuno. Tutto ciò mi permette di dedicarmi con entusiasmo al mio lavoro. 
Per quanto riguarda cos’avrei voluto sapere all’inizio… Ho imparato a mie spese che le energie non sono infinite e che quindi anche il riposo è diventata una priorità. Avrei voluto anche sapere che essere costanti è la cosa più importante, più dell’intuizione e del talento.

L: PARLANDO INVECE DI PROGETTI, QUAL È UNO RECENTE DEL QUALE VAI PARTICOLARMENTE FIERO?
G: Quest’anno ho avuto l’opportunità di fare una cosa che desideravo da tempo: la progettazione dell’etichetta per un distillato. Si tratta di BUGIN, un gin molto particolare pensato per accompagnare specialità di carne. Il gin è stato ideato da Mauro Schiavo, che mi ha chiesto di rappresentare l’origine torinese del prodotto in chiave conviviale e vivace, con un’estetica che lo aiutasse a collocarsi sia nel mondo della mixology che in quello del barbecue. L’idea è stata quella di studiare una serie di pattern ispirati a Torino: i sampietrini delle piazze, la stella di Guarino Guarini sulle pareti del cortile di Palazzo Carignano, la pavimentazione a scacchi delle dimore reali torinesi, fino a un motivo ispirato ai giochi di luce e ombre sulla facciata della Rinascente. Volevo una bottiglia che non passasse inosservata e potesse essere anche spunto di conversazione durante la degustazione. Il lavoro è stato molto stimolante e penso che il design rispecchi l’eccellenza del prodotto. Spero che servirà anche da biglietto da visita per le mie competenze e che possa portare a nuove collaborazioni.

L: PROSPETTANDO L’EVOLUZIONE DELLA TUA CARRIERA, C’È UN PROGETTO A CUI ASPIRI?
G: Per me questa è una domanda difficile. Mi verrebbe da dire che no, non c’è. Al di là di un progetto specifico, il mio obiettivo è evolvermi con costanza. Quello che cerco di fare è individuare i punti deboli dei miei lavori e delle sfide passate per fare in modo di creare un percorso nel quale miglioro continuamente.

L: INVECE, PER QUANTO RIGUARDA LE TUE INFLUENZE, CE N’È QUALCUNA CHE RITIENI PARTICOLARMENTE RILEVANTE NEL TUO PERCORSO?

G: Ricerco di continuo nuove fonti d’ispirazione ma evito di legarmi eccessivamente a nomi specifici per preservare la mia unicità. Il designer che per primo ha acceso la mia voglia di esprimermi con uno stile personale è Vasjen Katro, noto come Baugasm. Durante i miei anni universitari i suoi poster e la sua dedizione nel crearli e condividerli mi ha catturato, ho capito che volevo seguire un percorso simile, con il mio ritmo e stile distintivo.

L: COME TI TROVI A COLLABORARE CON ALTRE FIGURE PROFESSIONALI E QUAL È LA TUA COLLABORAZIONE IDEALE?
G: Per me la collaborazione ideale avviene tutte le volte in cui ogni freelance che partecipa è molto specializzato nel proprio settore specifico. Questa verticalità permette di aumentare la profondità del progetto da più punti di vista. Credo però che non solo la precisione sia essenziale, ma anche un approccio divertente e appassionato: quando il clima che si crea nel team è tale, anche il progetto diventa di valore.

L: SE IL TUO PORTFOLIO FOSSE UNA STORIA, QUALI SAREBBERO I PERSONAGGI, I LUOGHI O GLI OGGETTI RICORRENTI?
G: Se il mio portfolio fosse una storia, la vorrei piena di tante piccole storie, in cui ogni cliente prende la parola e racconta se stesso attraverso di me, un po’ come il Decameron.

L: COSA TI PIACE FARE PER RILASSARTI AL DI FUORI DEL LAVORO?
G: Per me, la presenza di uno “spazio bianco” è importantissima, sia nella vita come nelle grafiche. Amo prendere aria, passeggiare, dedicarmi alla riflessione. Anche andare in moto mi aiuta a staccare, diventa un modo per permettere ai pensieri di fluire spontaneamente, osservandoli dall’esterno. Infatti, non amo la velocità, ma godermi la strada, meglio se panoramica. Anche fare qualcosa di fisico e manuale mi fa stare bene. Quando riesco ricamo, disegno, provo nuovi hobby. Sono una persona curiosa e ho bisogno del cambiamento per ravvivare la mia creatività. Credo che ognuna di queste cose mi aiuti a trovare momenti di respiro e di relax, per darmi modo di affrontare il lavoro e la produttività con energia e serenità.

L: HAI QUALCHE CONSIGLIO CHE VORRESTI CONDIVIDERE CON NOI?
G: Recentemente ho partecipato ad un meetup organizzato da Konnecta ed è stato molto divertente e interessante. Consiglio a tutti di fare due chiacchiere con altri freelance, magari davanti a un gin tonic con il BUGIN 😉 

L: GRAZIE ANCORA. UN’ULTIMA DOMANDA: DI CHI TI PIACEREBBE LEGGERE NEL PROSSIMO ARTICOLO?
G: È stato un piacere! Mi piacerebbe leggere qualcosa su Magda Azab.

Se il mio portfolio fosse una storia, la vorrei piena di tante piccole storie, in cui ogni cliente prende la parola e racconta se stesso attraverso di me, un po’ come il Decameron.

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